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Organi umani: le stampanti 3D potranno crearne di nuovi

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Potrebbe sembrare fantascienza, ma non lo è: gli scienziati stanno attualmente lavorando su tecniche di stampa in 3D che ci permetteranno di creare nuovi organi dalle cellule dei pazienti malati.

Siamo almeno a 20 anni di distanza dall’essere in grado di stampare un nuovo fegato o un cuore, ma il lavoro verso la creazione di organi è decisamente a buon punto.bioprinter_800x600_story 3d

I chirurghi stanno attualmente utilizzando le stampanti 3D per prepararsi agli interventi chirurgici, prendendo una TAC o una risonanza magnetica della zona colpita per poi stampare l’organo in plastica in modo da aiutare a capire dove tagliare realmente per raggiungere le aree che hanno bisogno di aiuto. Un esempio? La rimozione di un tumore, che potrebbe esser difficoltosa a causa della crescita anomala delle cellule ma che con un modello 3D può esser facilmente studiato e debellato. Inoltre, molti medici usano le stampanti 3D per la ricostruzione plastica delle ossa, cartilagine e tendini. Questo è ciò che, per ora, può esser fatto attraverso questa tecnologia; ovviamente non ci si accontenta e si punta a creare dal nulla dei veri e propri organi funzionanti.

Chiamato “bioprinting,” la tecnologia sta tentando di stampare organi umani reali dalle cellule di grasso di un paziente. Il processo utilizza l’estrusione tradizionale delle stampanti: per intenderci, esse utilizzano il famoso getto d’inchiostro ma sono modificate in modo da espellere cellule ( in un gel in sospensione) anziché del comune colore. Grazie a questa tecnica è possibile stampare in tre dimensioni, unendo l’arcaico metodo a quello delle nuove stampanti. Mentre cerchiamo di capire tutte le sfumature di questa fantastica tecnologia, sul pannello di biodispositivi TeVido è possibile notare i progressi che sono stati fatti fino ad oggi e quelli che saranno fatti in futuro.

Sarà davvero possibile sfruttare gli organi stampati?

La sfida maggiore dei medici sarà quella di riuscire a collegare il corpo all’oggetto creato; nel particolare, bisognerà riuscire a collegare il sistema vascolare all’organo in modo da fargli ricevere la giusta quantità di sangue necessaria a tenerlo in vita. Ciò richiederà la stampa di canali microvascolari, all’interno dell’organo, in modo che il corpo possa collegare automaticamente i capillari. Poiché il corpo umano crea nuovi capillari quando necessario (ad esempio durante l’esercizio), il processo non è così difficile come potrebbe sembrare, anche se le stampanti dovranno fare un grande lavoro di precisione in microscala.

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Per gentile concessione di 3dprint.com

Come accennato in precedenza, ci vorrà un po’ prima che si possano sfruttare stampe di cuore o fegato, quindi per ora i biologi si stanno concentrando su altri piccoli organi altrettanto importanti come le mammelle. Milioni di donne sono costrette ad effettuare mastectomie a causa del cancro al seno, così la stampa di un nuovo NAC ( NIPPLE-AREOLA COMPLEX) permetterebbe alle pazienti di poter riavere un capezzolo che, seppur finto, potrebbe sostituire quello rimosso. Ovviamente, trattandosi di un materiale generato dalle cellule delle stesse pazienti, non ci sarà bisogno di preoccuparsi di un possibile rigetto: il corpo vedrà la mammella come proprio un organo. In futuro, i medici saranno in grado di collegare anche le terminazioni nervose al nuovo capezzolo in modo da rendere completa questa sostituzione.

Il processo è ancora relativamente lento: anche se la stampa vera e propria richiede solo un minuto, la preparazione prende quasi un giorno. Le Aziende CAD tradizionali stanno assistendo a questo progetto, per esempio, Autodesk sta attualmente lavorando ad un programma CAD per gli organi.

Insomma, siamo ancora agli albori di questa tecnologia, ma il potenziale per il futuro sembra essere alquanto eccitante.

Anna Amura

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