Un argomento alquanto scottante, quello da voler trattare in questo editoriale della domenica di Tecnologia Computing:
a che punto siamo con la tecnologia, nelle scuole italiane?
La risposta potrebbe essere semplice ed esaustiva anche senza i dati raccolti dall’indagine Survey of Schools: ICT in Education: siamo messi male.
L’Italia sarebbe tra gli ultimi posti nelle classifiche europee; infatti, oltre al problema del disinteresse nell’impego della tecnologia da parte degli stessi insegnanti, c’è anche un problema di budget, messo a disposizione dal Ministero dell’Istruzione, che non permette l’acquisto di materiali tecnologici utili all’apprendimento.
Secondo i dati dell’indagine svolta, considerando le infrastrutture e le tecnologie utili all’apprendimento, l’Italia sarebbe tra gli ultimi posti in classifica registrando i seguenti dati:
- 1 computer ogni 16 studenti nelle scuole elementari (ogni 7 studenti secondo la media europea)
- 1 computer ogni 12 studenti nelle scuole medie (ogni 5 studenti secondo la media europea)
- 1 computer connesso ad internet ogni 333 studenti nelle scuole elementari (ogni 20 studenti secondo la media europea)
- 1 computer connesso ad internet ogni 125 studenti nelle scuole medie (ogni 14 studenti secondo la media europea)
L’Italia è penultima in classifica per quanto riguarda le connessioni ad internet nelle scuole europee ed è seguita solo dalla Romania, senza considerare che i computer presi in esame per l’indagine non sono tutti funzionanti, alcuni sono guasti, altri lasciati ancora nel loro imballo dopo anni.
Come già accennato prima, c’è un disinteresse da parte degli insegnanti a digitalizzare la scuola italiana e questo ci porta ad un altro problema non meno grave: l’aumento dell’età pensionabile. In Italia l’età media degli insegnanti è pericolosamente alta nelle scuole e questo è un indice di invecchiamento di un intero sistema scolastico che rimane fossilizzato su vecchi metodi di insegnamento, e quindi ad una rincorsa continua e vana per accaparrarsi quel famoso ultimo posto come miglior sistema scuolastico, tra le 25 migliori scuole di 40 paesi considerati in tutto il mondo.
C’è un’innovazione di non poco conto grazie ad un linguaggio chiamato LOGO, sviluppato dal professor nel settore della IA (Intelligenza Artificiale) Seymour Papert del MIT. Il professore espresse questo pensiero nel concepire LOGO:
“LOGO era motivato dall’idea di affidare il computer ai bambini, perché quando guardo e vedo come vengono utilizzati i computer, è il bambino ad essere affidato al computer. Il computer dice al bambino cosa fare. Fa una domanda e dice “giusto” o ” sbagliato”. Questo non è il modo di utilizzarlo. Il modo di procedere è mettere il bambino in condizioni di controllare il computer. LOGO è uno strumento che consente ai bambini di utilizzare il computer per fare qualsiasi cosa vogliano fare: della musica, dell’arte, dei giochi, delle ricerche storiche. E’ un modo per dare ai bambini, e anche a chiunque altro, agli adulti come ai bambini, il controllo del computer.”
Il LOGO è un linguaggio semplicissimo che possiede pochissime istruzioni quali: gira a destra, sinistra, dritto e indietro; queste semplici istruzioni iniziano la mente di un bambino delle scuole elementari e medie a ragionare secondo un linguaggio di programmazione, grazie al quale si possono scegliere i movimenti di una tartarughina.
Questo particolare linguaggio non è mai arrivato nelle scuole italiane e solo poche scuole europee lo utilizzano per scopi didattici.
La digitalizzazione delle scuole italiane potrà sussistere dal momento in cui sarà attuato uno svecchiamento tra gli insegnanti ed il budget, reso disponibile dal Ministero dell’Istruzione, sarà adeguato in modo da evitare l’intervento delle famiglie per il sostentamento delle scuole, che chiedono “offerte” persino per l’acquisto di carta igienica e per la manutenzione ordinaria delle strutture scolastiche.
Andrea Bravaccino