Soprattutto negli ultimi tempi si sta affacciando al mercato occidentale un’azienda a molti sconosciuta in Europa e negli USA, stiamo parlando di Xiaomi. La Xiaomi Tech (si pronuncia sciaomì), fondata da Lei Jun (nella foto in basso) è un azienda fondata nel 2010 ed in soli 4 anni è riuscita a raggiungere il traguardo di terzo produttore al mondo di smartphone.
Tuttavia, Xiaomi non si occupa solo di smartphone ma produce anche altre tipologie di dispositivi utili per quanto riguarda la domotica, vendendo apparecchiature come videocamere di sorveglianza e, anche se ancora in fase beta, dispositivi che lavorano, grazie a dei sensori, sulla temperatura e la luminosità di una casa.
L’insieme delle apparecchiature a marchio Xiaomi possono essere comandate tramite un’applicazione chiamata Smart Home scaricabile liberamente su qualsiasi smartphone e, in alcuni casi, preinstallata sugli smartphone e sui tablet Xiaomi. Infine, l’azienda si occupa (veramente in minima parte) anche di abbigliamento, vendendo magliette, zaini e scarpe a marchio.
La Xiaomi produce principalmente smartphone basati su Android utilizzando la sua versione personalizzata chiamata MIUI, dove MI sta per MIssion Impossible e Mobile Internet, UI invece sta per User Interface (interfaccia utente), difatti si pronuncia Me you i creando così un gioco di parole.
Ma come ha fatto quest’azienda a raggiungere così velocemente il successo? La risposta è molto semplice: non risparmiando sui materiali e guadagnando relativamente poco. I dispositivi di quest’azienda sono caratterizzati da un elevato rapporto tra la qualità/prezzo del prodotto finale. Il prezzo riesce a rimanere basso grazie ai pochi profitti che vanno a Xiaomi rispetto ad altre aziende e dall’assenza di store fisici. L’assenza di negozi taglia gran parte dei costi, ma sfruttando a dovere l’e-commerce quest’azienda è riuscita a crearsi un impero.
C’è da dire che in Cina la situazione è leggermente diversa, rispetto ai paesi europei: lì quando si compra un oggetto, elettronico o meno, si guarda si al brand ma c’è una sorta di fidelizzazione del cliente che va molto al di sopra dei nostri canoni. Per far capire meglio la situazione: è facile vedere un ragazzo o una ragazza con uno smartphone Xiaomi, un Mi Band (smartband di casa Xiaomi), lo zaino le scarpe Xiaomi. L’azienda ha sfruttato questa caratteristica prevalente nei paesi asiatici per pubblicizzare in maniera praticamente gratuita. In italia quante volte avete visto persone con una maglia Samsung o HTC (oltre alle maglie dei calciatori)?
Come mai Xiaomi si sta affacciando solo ora al mercato occidentale?
Nel mercato asiatico gli smartphone ed i tablet vengono venduti senza alcun servizio Google installato, quindi niente Play Store, Google Maps o altro; tutto quello di cui ha bisogno l’utente è messo a disposizione gratuitamente dall’azienda produttrice, creando così un intero ecosistema fatto da un cloud, un proprio servizio di messaggistica, di sicurezza ed uno store (sempre proprietario) per scaricare ulteriori applicazioni e per usufruire degli aggiornamenti. Tutto questo ecosistema va a minare il monopolio Google con i suoi servizi presenti praticamente su ogni singolo smartphone venduto nei continenti occidentali; non rendendo disponibili, già pronti all’acquisto, i servizi Google (li potrebbe anche implementare l’utente stesso), Xiaomi si troverebbe una fetta di mercato che rappresenterebbe la quasi totalità degli utenti che non acquisterebbe i suoi dispositivi perché ritenuti una “cinesata” facendo appello ala poca informazione e all’assenza del monopolio Google.
Proprio per questo problema Xiaomi, almeno in un primo momento, venderà solo i suoi accessori ufficialmente in Europa, come Xiaomi Mi Band, Mi WiFi Router e Router Mini, le videocamere, ecc.
Dalle nostre esperienze possiamo dire che i prodotti Xiaomi sono una garanzia di funzionalità e prestazioni senza eguali se confrontati ai concorrenti della stessa fascia di prezzo, basta considerare che con appena 15€ è possibile acquistare uno Xiaomi Mi Band quando i concorrenti più blasonati (con le stesse funzioni ma con meno supporto dagli sviluppatori) fanno pagare dai 60€ in su. Stesso discorso con i Power Bank Xiaomi.
Siete ancora convinti che tutto ciò che proviene dalla Cina, meriti l’accezione ( negativa) di cinesata?
Andrea Bravaccino